È il mattino del 26 dicembre del 2004 quando, alle 7.58, al largo dell'isola di Sumatra, un terremoto di magnitudo 9,3 si scatena causando uno tsunami che sconvolge l'Oceano Indiano. Il bilancio è terribile: circa 230 mila vittime, di cui 40 italiane, migliaia di dispersi, milioni di sfollati, 10 miliardi di dollari di danni. L'evento naturale che ha fatto il maggior numero di morti nell'ultimo secolo della storia dell'umanità. A vent'anni di distanza Mario Tozzi torna nei luoghi del disastro per indagare le cause del fenomeno ma soprattutto perché la maggior parte delle vittime furono fra turisti e abitanti delle coste e non fra le popolazioni aborigene? La tecnologia può aiutare a prevenire gli effetti degli tsunami? E come proteggersi? A vent'anni di distanza sono ancora impresse nella memoria le immagini della fuga concitata dall'onda catastrofica che travolge tutto e a ricordarci quei momenti sono le testimonianze drammatiche dei sopravvissuti. I passi da compiere perché un tale evento non abbia nuovamente effetti così catastrofici sono pochi e relativamente semplici: bisogna smetterla di costruire vicino al mare, occorre fare prevenzione proteggendo gli argini naturali come le foreste costiere, le dune e le barriere coralline, minacciate dal riscaldamento climatico. Nelle Maldive, che hanno protetto le loro, i danni sono stati molto inferiori che in Thailandia o in Indonesia.